Andrea Sempio ha finalmente rotto il silenzio, ma le sue parole potrebbero non essere sufficienti a dissipare le ombre che circondano il caso Garlasco. La sua intervista a Porta a Porta, condotta da Bruno Vespa, ha riacceso il dibattito su una delle vicende più controverse della cronaca nera italiana.
Sempio, cugino di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi, si è presentato come una vittima di un accanimento mediatico e giudiziario. Il suo volto provato e i maglioni oversize sembrano riflettere una stanchezza profonda, ma la domanda cruciale rimane: è davvero una vittima o un uomo schiacciato dal peso di segreti inconfessabili?
L’intervista ha messo in evidenza alcuni punti critici. In primo luogo, la nota trovata in casa di Chiara. Sempio l’ha liquidata come un semplice promemoria, ma questa spiegazione non ha dissipato i dubbi. Perché solo questa nota è stata enfatizzata? Cosa contenevano gli altri appunti non divulgati? La sua risposta, pur cercando di minimizzare, ha alimentato ulteriormente il sospetto di una verità parziale.

Un altro aspetto cruciale è il rapporto di Sempio con Chiara Poggi. Ha negato un legame stretto, ma questa negazione netta solleva interrogativi sulla natura della loro relazione. In un caso così complesso, ogni dettaglio e ogni negazione hanno un peso enorme.

In merito al computer di Chiara, Sempio ha ammesso di averci giocato, ma ha negato di aver avuto accesso a contenuti compromettenti. La sua difesa sembra meticolosa, quasi eccessiva, e potrebbe rivelare un tentativo di distogliere l’attenzione da particolari scomodi.

Sempio ha descritto la sua esposizione mediatica come un assedio, portandolo a vivere in uno stato di paranoia. Il suo desiderio di normalità è comprensibile, ma in un caso come Garlasco, la normalità è un lusso inaccessibile per tutti i protagonisti coinvolti.
In conclusione, l’intervista di Andrea Sempio non ha dissipato le ombre, ma le ha semplicemente ridisegnate. Ha presentato una versione dei fatti che, sebbene coerente, lascia aperte troppe domande sulla gestione delle prove e sulla narrazione mediatica del caso. Finché non emergerà una verità completa, il sospetto continuerà a perseguitare non solo Sempio, ma l’intera giustizia italiana.